Riflessione sul lavoro e sull’innovazione nelle aziende italiane
L’input di Elon Musk
Qualche tempo fa, Elon Musk ha inviato una mail ai dipendenti pubblici americani chiedendo una cosa semplice ma dirompente:
“Cosa avete fatto esattamente negli ultimi giorni di lavoro?”
Una domanda diretta, che nella sua semplicità mette in discussione abitudini, dinamiche e, in fondo, anche il senso stesso di come intendiamo il lavoro.
Non entro nel merito della provocazione, ma da qui parte una riflessione che mi accompagna da tempo. Anzi, da 30 anni, ovvero da quando ho aperto la mia partita IVA e ho cominciato a lavorare come professionista al fianco di piccole e medie imprese italiane.
Il lavoro dipendente e la costruzione del “fortino”
In questi anni ho visto di tutto. Aziende piccole, aziende familiari, realtà ambiziose e altre più conservatrici. Ma c’è una cosa che ho notato spesso, soprattutto nei contesti aziendali più strutturati:
il lavoro dipendente tende a generare un comportamento difensivo.
Si crea un “fortino invisibile” attorno al proprio ruolo. Una zona di comfort in cui si fa il minimo indispensabile per non emergere troppo, ma nemmeno per finire nel mirino.
Non si sbaglia, ma nemmeno si osa.
Non si propone, ma nemmeno si contesta.
Il risultato? Si resiste, si mantiene la posizione, si resta.
Perché succede questo?
Non è (solo) colpa delle persone.
Il sistema è costruito così.
In molte aziende italiane, chi prova a innovare viene visto con sospetto. Chi porta idee nuove rischia di rompere gli equilibri, di “scomodare” colleghi, capi o routine consolidate.
E così succede l’impensabile:
si premia la continuità. Non il coraggio. Non la visione.
Si preferisce chi mantiene lo status quo piuttosto che chi immagina nuovi scenari. E se c’è una cosa che fa paura più del cambiamento… è chi porta il cambiamento.
Una questione culturale
È una questione culturale, prima che organizzativa.
Spesso non manca la voglia di fare, ma la fiducia nel poterlo fare.
Le idee ci sono, ma si resta fermi per paura di perdere ciò che si ha: le certezze.
Chi propone, rischia.
Chi si espone, può essere tagliato fuori.
E in questo clima, il fortino diventa la scelta più sicura.
Ma l’innovazione non può dipendere solo dagli imprenditori
Il problema è che un’azienda che affida tutta l’innovazione solo a chi la dirige, si priva di un’enorme ricchezza.
Perché l’innovazione non nasce solo “in alto”, ma anche nel quotidiano: nelle piccole scelte operative, nei suggerimenti, nelle osservazioni di chi ogni giorno lavora sul campo.
E se non si crea un contesto dove proporre sia possibile, accadrà l’inevitabile: le persone si chiuderanno nel fortino.
Conclusione: siamo nel fortino o stiamo cercando l’uscita?
Questa riflessione non vuole essere una critica sterile, ma un invito.
Un invito a guardare dentro le dinamiche aziendali – e dentro di noi – per chiederci:
👉 Stiamo contribuendo a costruire ambienti dove le idee possono emergere?
👉 Oppure, anche inconsapevolmente, stiamo rafforzando il fortino?
Il cambiamento, come sempre, parte dalle persone. Ma deve essere sostenuto da una cultura che lo valorizzi.